Dalla piazza Belvadere di Vezio (alt. 250) si prendono le indicazioni arancioni scendono verso Val Grande (di fronte, le case di Perledo); si supera il torrente Esino su un ponte in pietra e accanto al Mulino del Crott (alt. 282). Il ‘crotto’ è luogo di ritrovo dove si mesce fresco vino e si lasciano trascorrere in tranquillità le ore. Dal ponte si ha uno scorcio della gola del torrente dove tempo fa si rinvenne lo scheletro di un rettile preistorico, oggi conservato al Museo di Storia Naturale di Milano, a cui fu attribuito il singolare nome di Lariosauro.
Si rimonta sulla strada si piega a destra poi subito a sinistra per imboccare la gradonata che sale, in breve, alla cappella della Madonna di Campallo. Si prosegue oltre, fra i prati e le terrazze con vista sul colle di Vezio, prima sotto le case e poi all’interno di Regoledo (alt.347), frazione di Perledo fino alla piazzetta ove sorge la chiesa di S. Giovanni Battista.
Il sentiero ora prosegue in piano, fra gli ulivi, e punta in direzione del capoluogo Perledo (alt. 403). Raggiunta una cappelletta spunta sulla rotabile (via per Esino): si tiene a destra e si giunge nella zona del campo sportivo e del giardino pubblico.
Ora si rimonta la Via Faggi che arriva nel centro dell’abitato ove si ammira un pozzo del XVIII sec. ; dopodiché si piega a sinistra giungendo nella piazza della chiesa di S. Martino, dove si gode uno dei più reputati panorami del lago. Passata la piazza si scende per breve tratto fino a municipio; si prosegue a destra verso la strada provinciale che s’incontra a un tornante presso il Bar Milano.
Si continua a destra sulla Via per Esino per poi lasciarla e deviare a sinistra su Via degli Eroi, in direzione del camposanto.
Dopo il piazzale del camposanto (alt. 401), la strada si riduce a un viottolo nella frazione Tondello e scende a imboccare l’altra strada rotabile (via Cava Alta) per Regoledo che ora si seguirà, verso destra, per buon tratto. Tutto il versante sopra di noi, rivestito di annose piante di castagno, porta l’inquietante nome di Bosco delle Streghe.
Si giunge al colmo della salita presso la cappella Maglia (alt. 411), risalente al XVIII sec. Dinanzi a noi si apre una nuova visuale del lago: gran parte del suo bacino superiore, fino a Dervio. Accanto alla cappella si diparte una mulattiera a gradoni che conserva tutta la sua bella struttura un acciottolato scende in pochi minuti alla chiesa di Gittana, della quale si intravede già l’alto campanile.
Il bel selciato che scende a fianco della cappella Maglia porta in breve al sagrato della chiesa di Gittana (alt. 359). Accanto alla chiesa sta un piccolo santuario, dedicato alla Madonna delle Grazie, dove sono immorsati un crocifisso e una stella che furono del primitivo edificio romanico.
Passando a fianco della chiesa si raggiunge la rotabile, attraversata la quale si prosegue lungo il sentiero selciato che arriva subito al cimitero di Gittana.
Si entra nel bosco, aggirando dall’alto le case di Gittana per poi scendere all’impluvio di Valla Masna (da sinistra sale un sentiero da Gittana). Continuando sul sentiero a mezza costa, si aggirano dal basso le case di Cestaglia (alt. 379) e si rientra nel bosco.
A un tratto incontra una profonda trincea che taglia la montagna. È la dismessa sede della funicolare che dal 1903 e fino alla metà degli anni Cinquanta del secolo scorso collegava la sottostante ferrovia e uno scalo dei battelli con Regoledo. Qui era stato aperto nel 1858 uno stabilimento di idroterapia che ebbe ospiti famosi come Cesare Cantù, Antonio Stoppani, Massimo d’Azeglio, Arturo Toscani. D’altra parte, come recita la guida del Balbiani (Como, il suo lago, le sue valli…, 1877), “nessuno, sano o malato che sia, potrà pentirsi di essere andato a Regoledo a cercavi la gioia, il riposo o la salute”. L’edificio è ancora visibile, in alto, a dominio di una radura. Fatti pochi passi si affianca una cappella con un deperito avanzo di una Crocifissione del XV sec., altre sorprese: tre cippi confinari sul lato sinistro del sentiero con la data 1732 e le sigle dei comuni di Varenna, Bellano, Perledo e un altro più avanti, sulla destra. Il sentiero. Come spesso accade, segnava il limite fra i diversi comuni. Dove il bosco lascia spazio ai prati si arriva a un bel complesso di costruzioni rurali, fra cui la cosiddetta ‘Fabbrica’ (alt. 341), riconoscibile dal portale ornato e da un grazioso balconcino. Fu usata in vari modi, come osteria, bigattiera per l’allevamento del baco da seta, bottega, cantina per la vinificazione.
Si oltrepassa il ponticello, ben rifatto in legno, sulla valletta di Biosio e si scende in vista del delta del Pioverna dove è adagiata Bellano.
La solitaria cappella della Madonna Addolorata (alt.301) procede l’innesto sulla strada provinciale 62 che si percorre verso destra per poche decine di metri per poi riprendere il percorso verso il ponte di S. Rocco. L’attigua chiesa e il sottostante Orrido. Da qui è possibile scendere a Bellano oppure, a destra, accanto alla chiesa, proseguire sul Viandante.