VARIANTE ALTA
Attraverso il pittoresco nucleo di Genico (alcune case sono del XVIII sec. assieme a una fontana con una meridiana e due oratori), il sentiero, anche indicato con il segnavia 71, sottopassa la superstrada e volge a destra, su una rampa, in salita. Si contorna una radura e, sempre in ascesa, si avvicina l’ombrosa Valle Brentalone. Il sentiero fa intravedere la sua struttura, specie quando si affronta uno scalone dagli enormi gradini in calcare.
Si lambisce la rupe dello Zucco della Pecora (alt.735) e, più in alto ancora, si entra nel vallone fino a traversarlo e riprendere quota con un’ardita serie di serpentine talora battute sulla viva roccia, talaltre selciate.
Quando il fiato inizia a mancare si è alla Croce di Brentalone (alt. 650), uno di quei tipici caposaldi che sui sentieri di montagna annunciano un cambio di pendenza. Si prosegue infatti più facilmente nel castagneto fra tappeti di ciclamini, fino a raggiungere il poggio dell’Alpe Mezzedo (alt.871), dove ancora si scorge la ghiacciaia.
Si riprende il cammino: poco sopra l’alpe, si lascia avanti a sé il sentiero 71 che porta all’Alpe di Lierna e si punta verso sinistra. La soglia del Piano di S. Pietro è ormai vicina, non prima però di aver toccato uno splendido punto panoramico (vedi pagina seguente). Sul limitare del pianoro, dove sono alcune panche e tavoli, sorge la chiesa di S. Pietro (alt. 992)
S. Petro è il punto più alto di tutto l’itinerario, a 992 metri d’altezza (795 sul livello del lago). Alla chiesa si incontra la sterrata che proviene da Esino Lario: l’itinerario la segue costeggiando il piano carsico di S. Pietro fino a imboccare, verso sinistra (palina), un sentiero che scende nel bosco e raggiunge Ortanella (alt. 951), una manciata di casette fra i prati. Qui si attesta una bretella che sale da Coria (Variante bassa).
Nelle radure si notano isolati, enormi esemplari di faggio. Sono stati nel tempo risparmiati dal taglio perché fissano i limiti di un confine comunale o di proprietà. Il faggio è l’albero prevalente a questo orizzonte vegetazionale. Attorno al piccolo stagno del Pozza, raro in una zona carsica che mal trattiene in superficie l’acqua, si notano ontani, tigli e la corona di piante acquatiche che protegge la vita di una grande quantità di insetti e anfibi. A Ortanella, se si vuole pernottare o rifocillarsi, si raggiungono gli esercizi citati qui sotto.
Da Ortanella, il sentiero prosegue verso Nord, lungo la strada sterrata e, sterrate le case di Guillo (alt. 952) aggira, fra i faggi, le pendici di M. Fopp con vedute sulla conca di Esino, sulla profonda vallata che scende verso il lago e sulla cresta montuosa che fa da spartiacque con la Valsassina.
Lasciati alle spalle i prati di Ortanella, il sentiero torna sul versante a lago discendendo il crinale che, fra la valle del torrente Esino e la costiera del lago, arriva al colle di Vezio e a Varenna. Si percorre un tratto di grande bellezza, ricavato nel bosco. A tratti si affaccia verso il lago sopra alte rupi. Vi si godono splendide vedute del bacino centrale del lago. “Fopp” è un termine dialettale che significa “depressione”, “conca”: la zona è infatti ricca di cavità carsiche.
Dalla carrabile che aggira il M. Fopp si stacca e si segue verso valle una pista forestale (palina, alt. 981). Ricalca un antico tracciato di cui si rinvengono, scrutando nella boscaglia, paralleli tratti incavati. All’altezza di un isolato cascinale (Alpe dei Fopp, alt.780), la pista si riduce a sentiero. La traccia scende a precipizio a fianco del Sass da Poo (alt. 753) e quindi si protende lungo il crinale alternando tratti ombrosi a radure prative. Fra la vegetazione si scorgono lacerti di mura, fondamenta di costruzioni che furono parti della possente torre del Sass da Poo, usata per segnalazioni in periodo bizantino quando sul Lario incombevano da ogni parte invasioni di popoli ostili. Appena sotto il Sass si incontra, dalla destra, un antico tracciato mulattiero proveniente da Esino.
Il crinale si restringe sempre più in direzione della punta di Varenna (panorama) e giunge alla Croce del Fopp (alt. 577) da cui si scorgono Vezio e il suo castello. Il sentiero, un po’ incavato, prosegue in discesa, lambisce una diruta cappella (alt.510), alcuni bei rustici e infine raggiunge le prime case di Vezio dove confluisce da sinistra la Variante bassa.