Come fossimo in altalena il nostro sentiero sale e scende dal versante della montagna, ma non sono mai dislivelli importanti e faticosi.
Raggiunta la frazione Sirta (alt. 249), la prima del comune di Cosio Valtellino, il sentiero si riporta nel bosco per poi scendere nella frazione successiva: Piagno (alt. 219).
Fra le case di Piagno si passa il torrente omonimo e si segue Via Biella diretta verso l’abbazia di Vallate. La morfologia del versante qui rivela una trasgressione; infatti un dosso si interpone fra il fondovalle e il versante vero e proprio; la strada, selciata, ne segue l’impluvio e, fra bei prati, raggiunge il pianoro ove sorgono i resti dell’edificio monastico, incantevole per posizione e fattura.
Il percorso prosegue poi in salita sempre sulla strada, ove però sterrata. Dopo alcune curve e un paio di tornanti si raggiunge uno spiazzo da cui, verso sinistra, si diparte un sentiero segnalato con il numero sei e la destinazione ‘Dossa’, assieme ad altre sottolineavano come in passato questa pendice, benché in ombra, fosse ben colonizzata.
Si imbocca dunque il sentiero lasciando la sterrata. I segni bianco rossi del Cai mantengono sicura la direzione. Si continua a salire, ora con facilità, ora con qualche impeto si incontrano alcune biforcazioni, tutte segnalate, ma si mantiene sempre la direzione ‘Dossa’, assieme ad altre sottolineano come in passato questa pendice, benché in ombra, fosse ben colonizzata
Si incontrano le prime baite, ben ristrutturate, due delle quali ospitano invitanti agriturismi.
Dopo la sosta il sentiero riapre seguendo la stradina asfaltata d’accesso a Dossa. È un verdeggiante ripiano, una pausa nel bosco, dove trova spazio una minuscola zona umida, bordata da piante acquatiche: il Laghetto di Dossa (alt. 521). Si passa accanto alla cappelletta che esprime la fede degli abitanti delle baite attorno e si procede a mezzacosta. Sulla parete, accanto alla strada, appaiono sculture lavorate nella roccia. Sono figurazioni sacre e mitologiche dell’artista Angelo Gabriele Fierro, imitanti in piccolo i famosi voti del M. Rushmore nelle Montagne Rocciose.
All’altezza di un tornante si raggiunge la provinciale che collega il fondovalle con la Val Gerola (S.P. 7). La si percorre per circa seicento metri nella direzione della salita, passando accanto a un altro agriturismo.
Giunti sotto le baite della località Canleggia, a quota 502, si abbandona la provinciale e si piega a destra su un sentiero raggiungendo subito la strada di Canleggia.
A quota 581 si riattraversa la strada asfaltata e si continua oltre, sempre in salita fra i muretti che delimitano il percorso.
La fatica si stempera solo una volta raggiunta la località Roncale (alt. 664), dove sono altre baite e una cappellina affrescata con una scena d’inizio XIX sec. Raffigurante una Crocifissione. Messo piede sull’asfalto si piega a sinistra, ma solo per poche decine di metri: a destra, verso monte, s’intercetta subito un sentiero che s’immerge nel bosco, senza più salire. Si procede a mezzacosta; a una fontana.
A un tratto il sentiero sbocca su una strada sterrata in ripida ascesa: la si impegna verso destra, salendo un lieve gradino di quota per arrivare alle baite de la Quiete (alt. 761). Ora la stradella si allarga procedendo fra radure: si trascura una diramazione verso destra e si spunta infine sul pianoro della chiesuola di S. Bernardo affacciandoci sulla valle del Bitto.
L’edificio sacro annuncia l’ingresso a Sacco (alt. 678). Si scende per la strada interna, deviando a sinistra per Via Pirondini fino a incontrare la Casa Museo dell’homo Salvadego. Si esce da Sacco transitando accanto la parrocchiale (begli affreschi su una casa nella piazza) per imboccare la mulattiera per Morbegno (Via Cimitero).
La mulattiera selciata che scende a Morbegno è la secolare via d’accesso, in senso contrario, alla Via Gerola e ai valichi che, attraverso le Orobie, portano nella Val Varrone e nella Valsassina.
Dopo un primo tratto di leggera discesa fra i prati si incrocia la strada provinciale 7: la si attraversa e si prosegue in discesa lungo una strada carrabile che affronta tre tornanti prima di raggiungere il pianoro di Bona Lombarda.
Questo nome corrisponde alla cappellina posta a ricordo delle gesta di Bona Lombarda originaria di Sacco e consorte del capitano visconteo Pietro Brunoro, caduta in battaglia nel 1468 contro i turchi, Superate le baite di Campione e trascurati i sentieri che a sinistra scendono verso Cosio, la mulattiera riprende la sua discesa nel castagneto
Dopo un buon tratto si avvicina un diruto gruppo di edifici con una chiesuola barocca, purtroppo in grave stato di rovina. Si continua a scendere e si aprono vedute sull’ormai vicina Morbegno, sui tetti del centro storico e sul largo fondovalle. A un tornante si può lasciare la via selciata e scendere a destra per un sentiero a gradoni che taglia in modo più diretto le ultime curve.
Sottopassando le prime e più alte case del borgo ci si affaccia infinte su via Cotta, giusto all’altezza del ponte sul torrente Bitto, decorato dalla statua di S. Giovanni Nepomuceno, protettore di coloro che cadono in acqua. Per questa ragione la sua statua è spesso collocata sui ponti. A questo punto, per Via Pretorio, si entra nel centro storico di Morbegno
Proseguendo per la rettilinea Via Nani si raggiunge infinite la stazione Fs di Morbegno punto finale del Sentiero.